L’obiettivo dei leader politici è non solo imporre le proprie priorità alla società, ma soprattutto imporre il proprio punto di vista nella definizione pubblica dei problemi attaccando, ridicolizzando, distorcendo, prevaricando, se necessario, le argomentazioni degli avversari.
Questo è evidente in tutti i paesi. La particolarità dell’Italia è che avviene, soprattutto, all’interno del governo dove i due vice presidenti del Consiglio sono in competizione tra loro per fare prevalere agende e frame diversi.
La comunicazione dei media e sui media (da quelli tradizionali a quelli digitali) ha infatti due effetti politici importanti.
Influisce sulla definizione dell’agenda politica, ossia sulla selezione delle priorità.
Influisce sul frame, ossia sul modo in cui i problemi vengono trattati e sugli schemi cognitivi che noi cittadini/elettori attiviamo quando riflettiamo su questi problemi.
Se ne parla da tempo.
George Lakoff ha affermato, già all’inizio degli anni 2000, che la comunicazione politica è principalmente una battaglia per la definizione del framing, ossia della cornice con cui gli argomenti vengono trattati. Il frame è frutto di una interazione tra media, politici e cittadini. Il politico che riesce a imporre il proprio frame è il politico che sarà più votato in quanto considerato il più adatto a risolvere i problemi che sono percepiti così come li ha descritti.
In politica c’è sempre più di un modo di affrontare un problema. Imporre il proprio punto di vista, ossia il proprio frame, è decisivo nella battaglia quotidiana di dichiarazioni, tweet, comparsate televisive, presenze sul territorio.
Quali sono i passaggi per affermare un frame?
Definizione del problema. Si determina il problema e quali siano i benefici e i costi di una certa politica pubblica e, soprattutto, come questi siano distribuiti all’interno della popolazione, indicandone i beneficiari e chi viene danneggiato. L’immigrazione può essere considerata come una questione di ordine pubblico oppure un’opportunità per creare ricchezza; una “invasione” da parte di persone diverse per cultura e abitudini oppure una necessità legata alla globalizzazione; si può sostenere che gli immigrati “portano via lavoro agli italiani” oppure che accettano occupazioni che gli italiani rifiutano. Lo sviluppo delle multinazionali del digitale come Google o Facebook può essere considerato un allargamento delle nostre possibilità e libertà oppure una nuova e pericolosa forma di controllo. Si può parlare dell’ambiente come di un fatto estetico, una risorsa economica per il turismo, un lascito alle generazioni future o un costo per le imprese.
Individuazione delle cause. Le ragioni della crisi finanziaria globale possono essere individuate nell’eccessiva regolamentazione dei mercati o nella eccessiva deregolamentazione. Il bullismo nelle scuole può essere attribuito alla negligenza delle famiglie che si allontanano dai valori tradizionali, al degrado nella morale individuale dei giovani che trascorrono il proprio tempo sui social o all’indebolimento dell’istruzione pubblica. I crimini commessi con armi da fuoco possono essere ricondotti al numero eccessivo di armi in circolazione oppure all’irresponsabilità di pochi individui che ne abusano.
Indicazione dei responsabili dei problemi. La responsabilità cambia se si riesce a dimostrare che si tratta di problemi di sistema, e in questo caso la risposta sarà politica, oppure problemi individuali e congiunturali, per i quali il rimedio più appropriato fa riferimento alla sfera sociale, culturale e personale. Di solito infatti tendiamo a interpretare i problemi in due modi. Il primo si concentra sulle responsabilità degli individui: “i poveri non hanno la determinazione necessaria per vivere nella società di oggi”. Il secondo pone l’accento sulle influenze ambientali: “i poveri non riescono a uscire dalla loro condizione perché vivono in contesti che vanificano i loro sforzi”. Quando prevale il primo tipo di framing, il ruolo della politica e dello stato è visto come secondario, anzi spesso ingiustificato e dannoso. Quando al contrario si afferma il secondo, i cittadini ritengono utile un intervento governativo, anche se comporta costi. Il dibattito sui risultati del Reddito Garantito sfiora questi due modi di individuare le responsabilità. “Una volta che otterranno il reddito garantito non faranno nulla per cercare lavoro!” “Il reddito minimo è uno stimolo per la ricerca di lavoro!”
Formulazione di giudizi morali. Una volta individuati i responsabili di un problema, si afferma che il danno da essi causato non è tollerabile e deve quindi essere rimosso. In questa fase si identificano quindi come nemici i soggetti a cui viene attribuita una valenza morale negativa. Gli scafisti che trasportano i clandestini, le Ong che aiutano i clandestini o i clandestini stessi che cercano di entrare in un paese violandone le leggi? Le famiglie che trascurano i figli o i governi negligenti verso la scuola? Gli insegnanti poco professionali e demotivati o le politiche che li hanno mortificati? I leader di paesi stranieri che massacrano le loro popolazioni o l’arroganza dei paesi occidentali che vogliono intromettersi nel destino di altre nazioni? Gli evasori fiscali o i burocrati del fisco che vessano i cittadini onesti?
Suggerimento di soluzioni. Se anche la definizione delle cause dei problemi ne prefigura i rimedi, esistono ancora alcuni margini di manovra.
Ad esempio, si possono ridurre le tasse sul lavoro o quelle sugli immobili. Si può aumentare il gettito fiscale con un innalzamento delle aliquote o con un condono. Si può presentare la regolamentazione dell’eutanasia come un’intrusione dello stato nella sfera di autodeterminazione dei cittadini o come un intervento necessario delle istituzioni per tutelare valori non negoziabili.
Per fornire ai cittadini il quadro completo che li può portare a preferire specifiche soluzioni politiche, e renderli quindi più consapevoli delle scelte, sarebbe necessario risalire a ritroso. Dalle soluzioni ai colpevoli, dai colpevoli alle cause, dalle cause alla definizione del problema.
Ma i tempi digitalizzati della politica e la logica dei media non facilitano questo processo. Il dibattito è infatti incentrato sulle soluzioni che si contrappongono le une alle altre con una retorica discorsiva ad effetto immediato che di fatto occulta il confronto sulla definizione dei problemi che le soluzioni proposte dovrebbero risolvere.